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6.D Meteorologia e valanghe
6.D.1 Previsione locale del tempo
Queste note di meteorologia sono particolarizzate per il
territorio alpino italiano [
87] [
88] .
Le considerazioni qui esposte possono venir meno in
condizioni territoriali e orografiche diverse.
Esse rappresentano comunque una metodologia di analisi e previsione
locale del tempo applicabile in ogni luogo.
Le condizioni climatiche condizionano l'attivita` esterna (campi, battute,
ricerca di ingressi, scavi) e, anche se indirettamente, qualla interna
(regime idrico, circolazione d'aria, rientro dopo una uscita).
Pertanto una interpretazione delle condizioni atmosferiche e` importante
per pianificare l'attivita`: selezionare gli obiettivi, scegliere
l'equipaggiamento, ...
Per fare una analisi e previsione locale del tempo e` importante
avere un quadro generale a grande scala in cui inquadrare le
osservazioni locali.
Questo quadro e` fornito dalle fonti di informazioni ufficiali:
bollettini meteorologici e nivometeorologici (radio e tv),
giornali quotidiani,
siti web dedicati alle condizioni e previsioni meteorologiche.
L'informazione meteorologica dei bollettini e` spesso
approssimativa lacunosa, povera di dettaglio, e viene aggiornata
ad intervalli lunghi.
Questi bollettini sono inoltre "sparsi", senza diffusione regolare,
standardizzata e organica.
Molti quotidiani riportano la carta del tempo al suolo, ma questa
rappresenta solo una visione parziale e istantanea dello stato del tempo.
Siti internet hanno varie carte meteorologiche (copertura,
venti, precipitazioni, temperatura, pressione) e immagini da
satellite. Inoltre per le diverse carte sono disponibili dati
a diverse ore, permettendo cosi` di fare una stima della evoluzione
dinamiche delle condizioni.
Queste fonti di informazione permettono comunque solo una
analisi a grande scala, cioe` danno un quadro di riferimento
per una previsione locale del tempo.
Inoltre durante i campi in zone remote e` necessario affidarsi
alle sole proprie osservazioni per fare una previsione delle condizioni
atmosferiche locali.
Fig. 242. Fronte caldo
Su grande scala si hanno zone di bassa pressione e zone di alta pressione.
Intorno alle zone di bassa pressione il movimento dell'aria avviene in senso
antiorario e ascendente. Salendo l'aria si raffredda e tende a condensare
il vapor d'acqua formando nuvole.
Quindi le depressioni tendono generalmente ad apportare aria umida e calda
determinando cattivo tempo.
Le zone di alta pressione sono "anticicloniche".
Intorno alle zone di alta pressione i venti soffiano in senso orario.
L'aria scende verso il basso e scaldandosi diminuisce la sua umidita`
relativa, diventa secca, e dissolve le nuvole.
Fig. 243. Fronte freddo
I fronti sono le zone dove si incontrano masse d'aria con caratteristiche
diverse. Si ha un fronte freddo quando una massa d'aria fredda va
incontro ad aria calda e tende ad incunearsi sotto. E` preceduto da un
calo di pressione e di temperatura, e provoca fenomeni violenti e di
breve durata (temporaleschi con nubi cumuliformi).
Il fronte freddo e` solitamente
veloce e copre una area ridotta (circa 100 km).
I fronti freddi sono indicati da linee con profili a cuspidi nella
direzione del moto.
Un fronte caldo e` invece una massa d'aria calda che si muove contro
aria fredda e tende a salire sopra. Da` luogo a sistemi nuvolosi estesi
ed ampie precipitazioni.
Il fronte caldo e` piu` lento ed esteso (1000 km).
Ha nubi alte (cirri) che tendono ad invadere
tutto il cielo diventando sempre piu` fitte.
I fronti caldi sono indicati con linee con profili semicircolari
nella direzione del moto.
Fig. 244. Nuvole: cirri
La previsione locale del tempo viene effettuata con osservazioni
dirette (venti, nuvole, aspetto del cielo) e con misurazioni
(pressione atmosferica, temperatura, umidita`)
ripetute ad intervalli regolari.
La temperatura puo` essere misurata con un termometro, comunque la
sensibilita` umana e` sufficiente a percepire variazioni di mezzo
grado.
Per l'umidita` ci possiamo affidare alle nostre sensazioni, oppure
ad un igrometro.
Le misurazioni delle pressione possono essere fatte con un altimetro.
Se questo e` mantenuto in un punto fisso, una indicazione di aumento di
quota indica una diminuzione della pressione (segno di peggioramento
del tempo).
Viceversa una indicazione di diminuzione di quota indica un
innalzamento della pressione.
Una variazione di 10 metri corrisponde a circa un millibar.
Se l'altimetro non resta nello stesso punto ma viene spostato,
occorre riferire i valori letti sullo strumento a dei punti
di quota nota, in modo da ottenere l'andamento della variazione
di pressione atmosferica.
Per esempio se durante una salita l'altimetro indica un dislivello
maggiore di quello riportato sulla carta topografica,
la pressione e` diminuita.
Se invece l'altimetro indica un dislivello minore, la pressione e`
aumentata.
Fig. 245. Nuvole: cirrocumuli
Variazioni significative sono dell'ordine di 100-150 m in 12 ore.
Variazioni di poche decine di metri sono dovute al ciclo termico diurno.
In estate, durante le belle giornate la quota aumenta nel primo pomeriggio
e diminuisce alla mattina a causa del diverso riscaldamento dell'aria
che ne varia la temperatura e quindi la densita`.
A una maggior temperatura corrisponde una minor densita` (per la legge
dei gas: P / d = T,
la pressione diviso la densita`
e` proporzionale alla temperatura), e quindi una minor pressione
atmosferica (che e` data dal peso della colonna d'aria sovrastante);
questo viene rilevato dall'altimetro come un aumento di quota.
Fig. 246. Nuvole: strati
In estate si hanno variazioni rapide che generano spesso condizioni
temporalesche.
In inverno le variazioni sono piu` lente e meglio monitorabili
nel tempo.
La direzione dei venti (stimata osservando il movimento delle nuvole)
e` indice delle condizioni del tempo.
Se sono disposti da SW, S, SE, apportano aria umida e
relativamente calda che, sui rilievi, si solleva, raffredda e
condensa, generando perturbazionii estese.
Venti da NW, N, NE portano aria fredda (che puo` dar luogo a
temporali estivi quando si solleva contro i rilievi) e solitamente
meno umida: in genere si ha brutto tempo a nord dei monti (dove
l'aria si solleva e condensa l'umidita`) e
bel tempo a sud (dove l'aria scende, piu` secca e calda).
Fig. 247. Nuvole: altocumuli
La direzione dei venti viene valutata osservando il movimento delle
nuvole allo zenit (cioe` sopra la testa); il movimento delle nuvole
nei pressi delle cime delle montagne e delle dorsali risente della
orografia e non e` indicativo della direzione dei venti.
La variazione della direzione dei venti e` indice di cambiamento del
tempo.
Se le condizioni migliorano i venti tendono a ruotare verso NW, N.
Se peggiorano verso SE, S.
Fig. 248. Nuvole: cumuli
La brezza e` un leggero vento dovuto alla differenze di temperatura
causata dalla insolazione durante il ciclo diurno.
Di notte la brezza scende dai monti verso le valli (da terra verso il
mare), di giorno va nella direzione opposta.
Quindi il regime di brezza e` tipico di condizioni di bel tempo.
La cessazione di un regime di brezza e` indice di peggioramento delle
condizioni.
La tipologia delle nuvole, e la loro evoluzione nell'arco
della giornata sono indicatori delle condizioni atmosferiche.
In inverno cielo terso in montagna e foschie mattutine in pianura
e nelle valli sono indice di bel tempo.
In estate, in condizioni di bel tempo si puo` avere formazione di
cumuli pomeridiani in dissoluzione durante la notte.
Nubi alte e formate da ghiaccio (cirri e cirrostrati: cielo "velato")
sono indicatori di perturbazioni:
il loro apparire all'orizzonte (a SW, S) indica l'arrivo di un fronte caldo;
il loro dissolversi indica l'allontanamento della perturbazione.
I cirri sono nubi molto alte (6000 m) formate da cristalli di ghiaccio;
sono tipici di bel tempo ed indicano la direzione del vento in quota.
Cirrostrati sono nubi di cristalli di ghiaccio, di spessore che arriva
al migliaio di metri. Sono relativamente trasparenti; la loro presenza
e` indicata da un alone attorno al sole o alla luna dovuto alla rifrazione
della luca da parte dei cristalli di ghiaccio.
Anche il colore rosso del cielo all'alba e` segno di nubi di ghiaccio.
Altocumuli sono nubi di media quota (3000-4000 m)
ed indicano l'arrivo di un fronte freddo;
dopo un periodo di cattivo tempo indicano una transizione verso il bello.
Appaiono come bande parallele di masse rotonde (cielo a pecorelle).
Si formano per convezione
di uno strato d'aria sollevato dal fronte freddo.
Se presenti in mattinata, nel pomeriggio possono svilupparsi cumuli.
I cumulonembi sono nubi ad andamento verticale generate da forti
sollevamenti convettivi. Molto alti (arrivano a 12000 m), ed estesi,
sono associati a fenomeni violenti (temporali con grandine).
In estate, cumuli pomeridiani, sempre piu` estesi e con tendenza ad
organizzarsi verticalmente sono
indice dell'avvicinarsi di un temporale.
Quando sulla parte superiore dei cumuli si formano protuberanze a forma
di piccole torri il temporale e` proprio imminente.
Nembostrati sono nubi basse (2000 m) e scure, composte principalmente
da goccioline d'acqua, e ghiaccio e neve se la temperatura e` bassa.
Sono accompagnate da precipitazioni.
Gli stratocumuli sono bassi strati di nubi rotondeggianti, con sprazzi di
cielo sereno nel mezzo. Sono accompagnati da precipitazioni
di poca intensita`.
Strati e altostrati (3000-4000 m), tendono a
coprire il cielo e indicano l'arrivo di una perturbazione.
La tabella sottostante riassume queste considerazioni.
|
Stabile bello
|
In peggioramento
|
In miglioramento
|
Tempo brutto
|
Venti Direzione e intensita`.
|
In quota venti da N, NW, NE deboli, verso la pianura ed in estate brezze
|
In basso le brezze sono rimpizzate da venti da SE, E;
in quota venti da SW.
|
Sopra i 1500 m, i venti ruotano da sud verso W, NW, N.
In basso venti da W, NW.
|
Oltre 1500 m da S, SW. In basso da S, SE, E.
|
Altimetro Indicazione di altezza.
|
In inverno varia poco. In estate aumenta 10-30 m
durante la notte, e diminuisce nel pomeriggio (20-50 m).
|
In inverno aumento costante (max 100-150 m in 24 h).
In estate aumento rapido (max 100 m in 6-10 h).
|
In inverno diminuzione costante (100-150 m in 24 h).
In estate diminuzione rapida (specie dopo un temporale) in 3-4 h.
|
Valori piu` alti rispetto all'altezza dei punti quotati.
|
Temperatura
|
Bassa d'inverno. Alta d'estate. Freddo al mattino.
|
In aumento d'inverno. In diminuzione d'estate.
|
In diminuzione d'inverno In aumento d'estate.
|
In aumento in inverno In diminuzione in estate. Mite al mattino.
|
Umidita`
|
Bassa
|
Aumenta l'umidita'.
|
Diminuisce l'umidita'.
|
L'umidita` e` alta.
|
Cielo
|
Azzurro o grigio chiaro al sorgere del sole.
Foschie dense in pianura, che si dissolvono col sole.
Rosso di sera, breve ma intenso.
|
Azzurro molto tenue quasi celeste-grigio in montagna.
Biancastro in pianura. Aloni attorno al sole e alla luna.
|
Coperto al mattino. Grigio all'alba, e sereno al tramonto.
|
Azzurro carico (in caso di schiarite), rosso al sorgere del sole.
Il sole tramonta dietro una cortina di nubi.
Alone lunare e tremolio delle stelle.
|
Nubi
|
Quando i sono, possono essere alta con forma esile, quasi
trasparente, o basse a cumulo (che non aumenta di dimensione
e svanisce la sera).
|
Alte (cirri cirrostrati) provenienti da SE, S, SW.
Al tramonto l'orizzonte e` pieno di nubi.
|
Orizzonte scoperto dalla parte dove provengono le nubi.
A sprazzi si intravede l'azzurro del cielo.
|
Compatte, coprono tutto il cielo.
|
6.D.2 Link meteo
6.D.3 Difesa dai fulmini
In prossimita` dei fulmini la temperatura arriva intorno ai 10000-15000°C.
Bisogna quindi prestare attenzione alla attivita` elettrica durante
i temporali specialmente in montagna dove i fulmini sono piu`
frequenti.
Il problema principale non sono le scariche dei fulmini vere e proprie
(solitamente attratte piu` dalle cime delle montagne che da noi) ma
le scariche secondarie che dal basso (da terra) vanno verso le cime
seguendo il percorso a minor resistenza.
Riportiamo alcune regole di sicurezza in caso di temporale:
- Evitare di ripararsi sotto alberi isolati.
In generale stare lontani dagli alberi isolati almeno 200-300 m.
Stare in un bosco abbastanza fitto non da' problemi.
- Evitare i canaloni, i corsi d'acqua e le spaccature della roccia.
- Non tenere con se` oggetti metallici, specie se accuminati (picozza)
- Stare lontani (50 m) anche dai conduttori metallici.
- Evitare di ammassarsi in gruppo: la colonna d'aria calda generata
puo` attirare il fulmine. L'aria calda contiene maggior
umidita` (in termini assoluti) ed e` un miglior conduttore dell'aria
fredda quindi la colonna d'aria costituisce un percorso preferenziale
per la scarica del fulmine.
- In caso di temporale ripararsi sotto un anfratto o una grotta;
meglio in valle che in cresta. Evitare di appoggiarsi alle pereti
umide e bagnate. Stare a due terzi dal fondo. Accucciarsi sullo
zaino.
- Se non ci sono ripari sicuri, prendere piu` acqua possibile
perche i vestiti bagnati sono miglior conduttori del corpo umano
e quindi favoriscono la dissipazione della scarica.
- Si e` piu` sicuri dentro un riparo a rivestimento metallico,
automobile o rifugio. Il motivo di cio` e` che l'involucro metallico
forma una "gabbia di Faraday" al cui interno non si risente dei
campi elettrici esterni.
Fig. 249. Riparo dai fulmini
6.D.4 Pericolo valanghe
La ricerca di cavita` sui pendii coperti di neve, o l'attivita`
durante il periodo invernale-primaverile, puo` comportare il rischio
di incorrere in valanghe [
89] [
90]
[
91] [
92] [
93] [
94] .
Se c'e` una situazione di pericolo di valanghe (secondo i bollettini
nivo-meteorologici grado maggiore di quattro)
e` meglio non avventurarsi alla ricerca di nuove grotte.
Invece puo` succedere di essere colti da forti nevicate all'uscita
da grotta: in tal caso e` difficile desistere dal tentare di raggiungere
il rifugio lasciando quello (piu` sicuro) della grotta.
Naturalmente bisogna essere preparati per una attesa dentro la cavita`
a poca distanza dall'ingresso: bisogna essersi portati vestiti di
ricambio, piumino, cibo, fornelletto, ...
E quando viene l'elicottero a soccorrerci, non ci serve l'imbrago:
scende uno specialista che ci issa con un imbrago apposito.
Puo` capitare che dovremo lasciare gli zaini: prepariamo le piccole
cose importanti da portare con noi.
6.D.4.1 Nivologia
Dal punto di vista speleologico la neve e` una roccia sedimentaria
cristallina. Dal punto di vista chimico la neve e` acqua cristallizzata
con una percentuale d'aria, che va dal 50 (neve bagnata) al 98% (neve
polverosa o "folle"). Durante l'assestamento la percentuale d'aria si
riduce; il ghiaccio in montagna contiene ancora circa il 10% d'aria.
La neve puo` contenere anche una percentuale di acqua disciolta.
La neve fresca ha in media il 10% d'acqua.
Le tabelle sotto riportano la classificazione della neve in base alla
sua umidita` e i pesi specifici delle nevi.
Per verificare se la neve e` o meno senza coesione si fa il
test della pala: si prende un
blocco di neve sulla pala, se si disgraga con deboli scossoni
la neve e` senza coesione.
La neve senza coesione e` meno pericolosa della neve con coesione.
Nella prima le valanghe sono polverose (pero` le grosse valanghe
"nubiformi" sono molto pericolose), nella seconda sono valanghe
ricoprenti a lastroni e blocchi.
Classificazione della neve (umidita`)
|
Neve asciutta
|
Temperatura <0°C
|
non si riesce a fare palle di neve (neve polverosa)
|
Neve poco umida
|
Temperatura circa 0°C
|
appiccicosa
|
Neve umida
|
|
Comprimendola gocciola acqua
|
Neve bagnata
|
|
Cola acqua
|
Neve molto bagnata
|
|
Imbibita d'acqua (neve marcia)
|
|
Peso specifico [Kg/m3]
|
Fresca senza coesione |
30 - 50
|
Fresca debole coesione |
50 - 100
|
Fresca forte coesione |
100 - 200
|
Vecchia asciutta |
200 - 400
|
Vecchia bagnata |
300 - 500
|
Scorrevole |
150 - 300
|
Nevato |
500 - 800
|
Ghiaccio |
800 - 900
|
I fattori climatici che influenzano il rischio di valanghe sono
- l'intensita` di neve fresca, cioe` non coesiva;
- il vento;
- temperatura e irraggiamento.
Si hanno precipitazioni nevose fino a circa 1.5°C, e questo
corrisponde a circa 300 metri sotto lo zero termico [
95] .
Lo zero termico
e` l'altezza a cui l'atmosfera ha una temperatura di 0°C.
Esso si misura con sonde meteorologiche lanciate nell'atmosfera perche`
al suolo la temperatura varia con le ore del giorno (insolazione).
La temperatura nell'atmosfera decresce con l'altezza di circa
6.5°C/Km (gradiente termico), percui un grado e mezzo
corrisponde a circa 300 m.
L'intensita` e`
la quantita` di neve che cade in un dato tempo. Intensita` elevate
corrispondono a 3-5 cm/ora, oppure 20-30 cm/giorno. Intensita` di
50 cm/giorno sono molto elevate (anche se in casi eccezionali si possono
avere precipitazioni nevose molto piu` intense).
Una precipitazione intensa dopo un periodo di bel tempo freddo
su un manto consolidato produce uno strato
superficiale non legato, che puo` generare valanghe.
L'assestamento e la compressione della neve riduce il rischio di valanghe.
Esso dipende dalla temperatura;
e` alto intorno a 0°C e basso a temperature sotto zero.
Il manto nevoso assume una struttura a strati, dovuta ai periodi di
deposizione e assestamento.
Su un pendio gli strati subiscono anche scorrimenti, percio` la neve
ha un moto combinato verticale (assestamento) e lungo il pendio
(scorrimento). Questo moto, detto neviflusso, e` in genere di
alcuni millimetri al giorno, ma puo` arrivare anche a decimetri.
Se gli strati sono di diversa natura, tendono a muoversi
in modo diverso e si inducono tensioni fra loro.
L'andamento della temperatura, determinato dalle condizioni climatiche,
influenza il rischio di valanghe. Un riscaldameto veloce aumenta il pericolo
perche` riduce l'adesione fra strati superficiali e profondi.
Un riscaldamento lento invece riduce le tensioni e produce un
assestamento.
Un periodo di freddo conserva lo stato di tensione presente nel manto nevoso.
Un raffreddamento consolida il manto nevoso.
Bisogna inoltre tener conto delle variazioni, nel corso della giornata,
delle condizioni dovute all'irraggiamento (le ore pomeridiane sono le piu`
pericolose).
La neve fresca riflette la radiazione per oltre il 90e quella vecchia
riflette tra il 40 e il 70percio` la superficie ricoperta di neve
assorbe poca energia solare.
Inoltre la neve e` abbastanza termicamente isolante perche` contiene aria.
Ne risulta un gradiente termico all'interno del manto nevoso,
dal suolo verso l'esterno. Questo puo` provocare all'interno evaporazione
d'acqua e successiva solidificazione con formazione della
brina di profondita`
che forma una interfaccia fra strati che ne diminuisce il legame e
favorisce il scivolamento.
Basta un vento moderato (velocita` superiore a 25-30 Km/ora)
per creare accumuli di neve (la neve trasportata dal vento e` detta
"neve ventata") che formano zone favorevoli per le valanghe.
Fig. 250. Valanghe: tensioni nel manto nevoso
Quello che conta dunque per la generazione di valanghe
non e` tanto la formazione
della neve (cioe` il tipo di neve, la cristallizzazione, etc.)
ma soprattutto
- struttura del manto nevoso;
- i legami fra gli strati che compongono il manto di neve, che
determinano le resistenze primarie agli scorrimenti (attrito di base)
(test del cuneo, v. sotto);
- la coesione, cioe` i legami che esistono all'interno degli strati
del manto nevoso, che determinano le resistenze secondarie
(test della pala);
- la pendenza e disposizione del pendio
Quando il peso di una parte del manto nevoso supera il valore delle
tensioni che lo trattengono si innesca una valanga e l'energia delle
tensioni viene trasformata in energia cinetica della neve che scivola
la quale assume facilmente fin dall'inizio velocita` oltre 50 Km/ora.
Il profilo stratigrafico e penetrometrico rileva la successione
degli strati, la curva di temperatura, e, per ogni strato, spessore, durezza,
forma e dimensioni dei cristalli, e umidita`.
Questa analisi e` adeguata per la previsione di grosse valanghe
(catastrofiche), ma non per piccole valanghe locali perche` manca una misura
del valore della resistenza di base (attrito fra gli strati).
Questa puo` essere stimata col test del cuneo di slittamento:
si tratta di una fetta triangolare di 3 m2 di superficie
(un triangolo isoscele di 2.5 m di base e 2.5 m d'altezza, disposto con la base
in orizzontale e l'altezza lungo il pendio), e alto quanto il manto nevoso
(o almeno 1.5 m) tagliata nel manto nevoso in un posto indicativo, per
pendenza, innevamento, esposizione, etc.
Una persona sale sul cuneo e cerca di farlo scivolare.
Si definiscono vari gradi di slittamento (tabella).
Se poi c'e` un punto in cui il pendio ha una pendenza
maggiore di quella dove si e` fatto il cuneo, si segue la regola pratica
che cinque gradi di pendenza in piu` corrispondono ad un grado in meno
nella tabella.
Test del cuneo
|
1
|
spontaneo prima di salire
|
Pericolo
|
2
|
mentre si sale
|
3
|
con la persona
|
4
|
flessioni sul posto
|
Precauzione
|
5
|
salti sul posto
|
6
|
salto dall'alto
|
Sicuro
|
7
|
compatto
|
Le resistenze secondarie sono quelle alla trazione, compressione, e tagli
laterali. Queste dipendono dalla durezza degli strati e sono stimate
con test di penetrazione, detto test della mano.
Nella tabella sotto sono riportati i gradi di compattezza in base
alla possibilita` di affondare nella neve, il pugno, le quattro dita, un dito,
etc. La terza colonna riporta i valori di pressione corrispondenti.
Test della mano
|
molto tenera
|
pugno
|
0 - 2 Kg
|
neve slegata o legata
|
tenera
|
quattro dita
|
2 - 15 Kg
|
neve legata
|
semidura
|
un dito
|
15 - 50 Kg
|
dura
|
matita
|
50 - 100 Kg
|
molto dura
|
coltello
|
>100
|
compatta
|
|
|
ghiaccio
|
6.D.4.2 Valanghe
Ogni pendio (con inclinazione superiore a 25°) innevato,
puo` produrre una valanga.
La neve poi non resta sempre uguale; cambia con le condizioni climatiche,
temperatura e vento. Sia un freddo molto intenso che un forte caldo
possono innescare fenomeni fisici che rendono instabile il manto nevoso.
Il vento accumula la neve: sia mentre nevica sia dopo. Puo` creare zone
con pochissima neve e accumuli pronti a cadere.
Cambi di temperature dovuti a pioggia, o vento caldo di caduta (phon),
o scirocco.
Sui pendii la neve si assesta scivolando a valle. Questo induce tensioni
nel manto nevoso che possono portare al distacco di lastroni indotto
da (anche piccole) sollecitazioni. I lastroni possono sfaldarsi o (se
piu` duri) rompersi in blocchi.
La maggior parte delle valanghe si produce su pendii con inclinazione
compresa fra 28 e 45 gradi.
Le valanghe possono staccarsi anche in boschi radi e al margine
di quelli fitti.
Piccoli arbusti favoriscono le valanghe poiche` producono la "brina di
profondita`", un debole strato di coesione sotto il manto nevoso.
Cedimenti improvvisi sotto i piedi indicano la presenza di strati
interni deboli (pericolo valanghe).
Crepe o fratture indicano invece un assestamento del manto nevoso.
I segni premonitori delle valanghe sono
- i "woum", souni sordi dovuti al rilascio di tensioni
all'interno del manto nevoso;
- la presenza di fessurazioni e lastroni;
- distacchi di valanghe a distanza.
Per avere poi una valanga ci deve essere sufficiente pendenza, e
uno strato di neve coerente sun un piano di slittamento.
Altri fattori sono l'esposizione (che determina quindi il riscaldamento
e la temperatura) l'accumulo da parte del vento, a forma del terreno
(pendio, canalone, etc.).
Il vento e` pericoloso in quanto crea cornici e lastroni e trasporta neve
fresca nelle zono sottovento, compattandola, senza che questa leghi agli
strati sottostanti.
Gia` un vento moderato e` in grado di trasportare accumuli di neve.
Classificazione del vento
|
|
Velocita` (Km/h)
|
Pressione (Kg/m2)
|
Effetti
|
Vento debole
|
12
|
7
|
il fazzoletto si muove debolmente, si sente sul viso
|
Vento moderato
|
25
|
13
|
fazzoletto teso, fastdioso
|
Vento forte
|
50
|
27
|
fischi del vento, con freddo intenso e` doloroso
|
Vento tempestoso
|
75
|
58
|
vento che urla, vette e creste "fumanti",
rami spezzati, difficile procedere controvento
|
Vento violento (uragano)
|
100
|
90
|
impossibile procedere, danni ad alberi e case
|
Dunque
- Evitare le zone di accumulo. Evitare le zone sottovento.
- Costoni e dossi sono piu` sicuri di depressioni e valli.
Salite e discese lungo le creste.
- Le cornici dominano i versanti sfavorevoli
- Evitare i canali (zone molto fredde): se possibile si sale in cima
e si scende dall'altra parte, altrimenti si passa uno alla volta.
- Boschi radi e massi non proteggono dalle valanghe
- Evitare i pendii con piccoli arbusti
- Non usare gli sci nelle zone rischiose: tagliano il manto nevoso.
- Non partire con la neve fradicia; aspettare che il freddo del tramonto
la rassodi, o partire al mattino molto presto.
- Mantenere la distanza di sicurezza (10 m almeno, comunque
piu` lontani possibile purche` in vista).
Spesso la copertura nevosa e` instabile: resiste finche` non sopravviene
il peso della persona, questa poi induce lo scollamento che genera
la valanga.
E non occorre che sia una grossa valanga per travolgerla e sommeggerla.
Bastano pochi metri cubi di neve.
E uno travolto puo` morire a mezzo metro di profondita`.
La neve puo` divenire molto compatta nella valanga ed e` quasi
impossibile liberarsi da solo.
Quando si procede in una zona con rischio di valange si sta` distanziati
(distanza di sicurezza, ma a vista),
si porta lo zaino sulle spalle, senza le braccia
infilate negli spallacci, e ognuno tiene uno spezzone di circa dieci
metri di corda (ma non ci si lega in cordata).
Tenere la bocca e il naso coperti da passamontagna o sciarpa.
Il primo sceglie la via.
L'ultimo e` il piu` esperto, e il penultimo lo controlla.
Fig. 251. Valanghe: probabilita` di sopravvivenza
Quando si e` travolti cercare di tenere la bocca chiusa e respirare col naso.
Su come reagire ci sono suggerimenti contrarstanti:
assumere una posizione rannicchiata, oppure cercare di nuotare e creare
una camera d'aria.
La figura mostra le probabilita` di sopravvivenza al passare del tempo
(in minuti)
per una persona seppellita da una valanga [
96] .
Trovare un travolto e` una impresa ardua senza mezzi specifici (Arva,
sondini, pala) ed adeguato addestramento.
I compagni devono cercare di osservare attentamente cosa succede al
travolto. Quando la valanga si ferma uno sta fermo e un altro si muove
diretto da quello fermo verso il punto dove questi ha visto il travolto
per l'ultima volta.
Cercarlo piu` a monte e` supefluo.
Poi ci si libera dagli zaini e si cerca il travolto (e` molto utile
in questi momenti la pala da neve). Ascoltare eventuali richiami e
cercare oggetti.
Se non si trova imediatamente, cercare di fare un setacciamento sistematico.
Se si trova il travolto entro 15 minuti ci sono buone probabilita`
che sia vivo. Dopodiche` questi rischia di morire per asfissia lenta
associata ad ipotermia ed arresto cardiaco.
Puo` sopravvivere oltre i 45 minuti se ha trovato una sacca d'aria.
Su una zona con un fronte di estensione di 50 m e una lunghezza di
200 m si puo` localizzare il travolto in pochi minuti con mezzi
appropriati (arva, sondino) e liberarlo velocemente (usando la pala).
Con le mani si riesce a scavare solo la neve fresca.
Se lo si ritrova, non "tirarlo" fuori, ma liberarlo scavando, poiche`
puo` essere leso. Liberargli prima le vie respiratorie. Controllare
la respirazione, etc. : tutte le procedure per gli infortunati.
L'ARVA [
97]
e` uno strumento molto efficace per ridurre i tempi di ritrovamento
di un sepolto (in media da 120 min. a 35 min.; questo pero`
riduce la probabilita` di morire solo da 76 a circa 62poiche`
come detto, oltre 15 minuti e` molto improbabile sopravvivere).
Naturalmente dev essere in buono stato (batterie cariche e
apparecchio rispondente alle caratteristiche della sua classe
di funzionamento)
e bisogna saperlo usare (non si puo` mettersi a leggere il manuale di
istruzioni solo quando occorre cercare uno che sta` sotto la neve).
Percio` e` necessaria una conoscenza tecnico-pratica dello strumento.
Un suggerimento per la sicurezza del ritrovamento sotto valanghe e`
l'uso del pallone da valanga che permette una ricerca ottica del
travolto.
6.D.4.3 Scala unificata del pericolo da valanghe
Questa sottosezione riporta la scala del pericolo di valanghe per
sci alpinisti, escursionisti e sciatori fuori pista
[
98] .
Questa scala e` importante anche per lo speleologo che si appresta
ad una uscita di battuta su una zona innevata in tardo inverno.
Naturalmente prima di partire per una escursione sulla neve bisogna
consultare i bollettini nivometeorologici.
Debole (Faible, Gering, Low)
Il manto nevoso e` in genere ben consolidato e stabile.
Il distacco e` possibile solo con un forte sovraccarico (es.
gruppo compatto di speleologi, uso di esplosivo), soprattutto
sui pendii ripidi estremi.
Sono possibili solo piccole valanghe spontanee.
Condizioni generalmente sicure.
Moderato (Limite', Maessig, Moderate)
Il manto nevoso e` moderatamente consolidato su alcuni pendii,
per il resto e` ben consolidato.
Il distacco e` possibile con forte sovraccarico (vedi 8.B.1)
soprattutto sui pendii ripidi indicati.
Non sono da aspettarsi grandi valanghe spontanee.
Condizioni favorevoli per battute, ma occorre considerare
adeguatamente locali zone pericolose (di solito descritte
in modo piu` dettagliato nel bollettino nivometereologico).
Marcato (Marque`, Erheblich, Considerable)
Il manto nevoso presenta un consolidamento da debole a moderato
su molti pendii ripidi
(cioe` con inclinazione superiore a circa 30 gradi).
Il distacco di valanghe e` probabile con debole sovraccarico
(es. singolo speleologo)
soprattutto sui pendii ripidi indicati.
In alcune situazioni sono possibili valanghe spontanee di media
grandezza e, in singoli casi, anche grandi valanghe.
Le possibilta` di battute sono limitate ed e` richiesta una
buona capacita` di valutazione locale.
Forte (Fort, Gross, High)
Il manto nevoso e` debolmente consolidato sulla maggior parte
dei pendii ripidi.
Il distacco di valanghe e` probabile gia` con debole sovraccarico
(vedi 8.B.4)
sulla maggior parte dei pendii ripidi.
In alcune situazioni sono da aspettarsi molte valanghe spontanee
di media grandezza, talvolta anche grandi valanghe.
Le possibilita` di battuta sono fortemente limitate ed e` richiesta
una notevole capacita` di valutazione locale.
Molto forte (Tres fort, Sher gross, Very high)
Il manto nevoso e` in genere debolmente consolidato e per lo piu'
instabile.
Sono da aspettarsi numerose grandi valanghe spontanee, anche su
terreno moderatamente ripido.
Le battute non sono generalmente posiibili.
6.D.5 Segnali di emergenza
Fig. 252. Segnali di soccorso
Il segnale convenzionale internazionale di richiesta di soccorso e`
la posizione con le braccia alzate a "V" (figura).
La posizione con un braccio alzato ed uno abbassato indica che non si
richiede soccorso [
99] .
Per richiedere aiuto si fanno segnali
visivi (agitando panni rossi), luminosi (con torcia elettrica),
acustici (fischi), o altro, con una frequenza di sei al minuto,
intervallati di pause della durata di un minuto.
Per rispondere ad una richiesta di aiuto si fanno simili segnali,
ma con una frequenza di tre al minuto, e sempre intervallati da pause
di un minuto.
L'elicottero per atterrare ha bisogno di una piazzuola di 20 metri di
diametro, con una zona piana di quattro metri di diametro.
Intorno la piazzuola deve essere libera per una una elevazione sopra i
45°, in modo da permettere all'elicottero di avvicinarsi.
Una persona si dispone al margine della piazzuola, inginocchiato, con le spalle
al vento e la braccia
sollevate a "V", e resta li` per dirigere l'atterraggio cercando
di tenere contatto visivo col pilota.
Tutti gli altri stanno lontano dalla piazzuola (almeno 20 metri).
E` bene ancorare oggetti leggeri che potrebbero svolazzare in giro
a causa delle pale dell'elicottero.
marco corvi - Sat Nov 5 13:36:07 2011
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