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6.C Medicina e alimentazione

6.C.1 Dietetica

Le prestazioni di lunga durata sono basate sul metabolismo aerobico (v. Cap. 5 ). In genere esse sono caratterizzate da una aumentata attivita` respiratoria e fraquenza cardiaca. Dopo circa 12 ore di attivita` si nota un calo di pressione arteriosa dovuta a: attivita` fisica protratta, vasodilatazione muscolare, perdita idrica (circa 1 litro ogni 4/6 ore). Quest'ultima e` molto critica in quanto puo` causare crampi, collasso e sfinimento.
Durante la prestazione si ha un aumento di acidi grassi e di glicogeno nel sangue, dovuto al trasporto di riserve energetiche ai muscoli. Corrispondentemente si ha un calo della glicemia (-10% ) e dei trigliceridi (-50% ). Il colestorolo totale resta invariato, mentre aumenta il HDL-clesterolo (dato che serve per trasportare i grassi). Come prodotto dell'attivita` fisica si ha un aumento delle scorie proteiche (l'azotemia raggiunge valori doppi del normale) nei muscoli e l'utilizzo metabolico del potassio (per cui ne diminuisce il valore in circolo, circa -10% ). Quindi non e` necessario assumere molte proteine, ma piuttosto molta frutta e verdura.
Le urine risultano piu` acide e concentrate (scure). Si ha un ritorno alla norma entro le 72 ore dopo la attivita`.
Da questo quadro clinico seguono delle indicazioni dietetiche, che restano tuttavia sommarie. Durante il periodo di preparazione ed allenamento e` importante mantenere un adeguato apporto calorico. Percio` la dieta deve essere equilibrata con
Durante i campi, in cui l'attivita` fisica divente piu` intensa senza prolungati periodi di recupero la dieta viene sbilanciata verso i grassi e i carboidrati:
Queste indicazioni sono di massima: l'apporto calorico giornaliero (30 Kcal/Kg di peso) dipende anche dall'eta`, dal sesso, a dalle condizioni di allenamento (grado di allenamento e di attivita`).
Durante i campi in alta montagna, il problema della reintegrazione salina dell'acqua di scioglimento dei nevai, e` relativo: se l'alimentazione e` abbastanza ricca di sali (brodo, frutta secca, latticini) l'acqua di fusione non necessita di particolari supplementazioni di sali.
Per ogni Kcal consumata ci vuole circa 1 ml d'acqua. Percio` 3000 - 3500 Kcal al giorno richiedono 3 - 3.5 litri d'acqua al giorno. Di questi 1 - 1.5 sono assimilati con gli alimenti. Quindi il fabbisogno idrico e` pari a circa due litri d'acqua al giorno.

6.C.2 Zecche


Zecca
Fig. 240. Zecca
Le zecche [72] non sono di per se` pericolose, pero` possono trasmettere infezioni batteriche (borella burgdorfori che provoca la malattia di Lyme, con sintomi di arrossamento locale, cefalea, febbre e dolori muscolari). Le zecche hanno un ciclo vitale di due anni, e passano attraverso tre stadi: larva, ninfa, e adulto. In ogni stadio si nutrono solitamente una sola volta, durante l'estate, parssitando su piccoli mammiferi ed anche sull'uomo. Durante l'inverno vanno a riposo.
L'uomo viene attaccato per lo piu' dalla ninfa. Questa ha un rostro boccale uncinato che infila sotto la pelle per suggere sangue. La puntura non fa male, perche` la saliva della zecca produce una piccola anestesia locale.
La zecca vive preferibilmente nel sottobosco umido e caldo, dove il terreno e` coperto da un abbondante strato di foglie. Il periodo di maggior attivita` e` giugno. La lana ne favorisce l'adesione e la penetrazione verso la pelle. Percio` per prevenire attacchi da zecche bisogna portare sempre pantaloni lunghi, ben chiusi sulle caviglie. Abiti chiari favoriscono l'individuazione di zecche. E` bene ispezionarsi di frequente e in modo particolarmente accurato (lavandosi) dopo l'escursione.
Per estrarre una zecca si usano pinzette appuntite. Si afferra la parte anteriore vicino alla pelle e si estrae gentilmente con movimenti leggermente rotatori. Si puo` ungere anche con vaselina o alcool per favorirne l'uscita. Se si rompe la zecca durante l'estrazione bisogna ricorrere al medico.
L'infezione della borelliosi di lyme si presenta dopo alcuni giorni (da tre a trenta), con una corona circolare arrossata intorno alla zona della puntura. E` accompagnata da febbre molto forte, e va curata con antibiotici. Percio`, e` bene andare sempre dal medico (tenere l'animale estratto per sincerarsi che si tratto di una zecca).

6.C.3 Vipere

Le vipere [73] [74] [75] sono serpenti dal corpo massiccio, coda corta e ben definita, e con una caratteristica testa di forma triangolare. La squame del dorso e dei fianchi sono carenate, cioe` divise a meta` da una linea. Gli occhi hanno la pupilla di forma ellittica disposta verticalmente.
La vipera in genere non e` aggressiva. Se disturbata si mette in posizione difensiva, col corpo arrotolato e il capo innalzato sul collo piegato ad "esse". Cerca di scoraggiare l'aggressore emettendo un fischio. Arriva a mordere quando l'aggressore si avvicina troppo (meno di 30 centrimetri). Il movimento e` fulmineo, tanto che se ne accorge piuttosto per la puntura che per la percezione visiva del movimento. Il capo si estende protraendo i denti veleniferi, morde e poi ritorna nella posizione di partenza.


Morso della vipera
Fig. 241. Morso della vipera
Il morso della vipera si distingue da quelli di altri serpenti (innocui) per la presenza di due punture ben chiare a distanza di circa 1 cm, e l'assenza dell'impronta degli altri denti mandibolari (v. Figura).
La vipera usa il morso per ammazzare piccoli animali di cui si nutre. Difficilmente il morso della vipera e` mortale per l'uomo. Salvo morsi in particolari posizioni (come per esempio sul collo, che puo` portare a soffocamento), il morso non e` molto pericoloso. Il tasso di mortalita` sui morsi di vipera e` inferiore a 1Le sole vipere il cui morso risulta mortale se non curato tempestivamente sono le vipere rosellii asiatiche e la vipera lebetina, che vive in Grecia, Cipro, Turchia e Africa nord occidentale. In Italia vivono quattro specie di vipere. Queste possono provocare morte in bambini, anziani, e individui deboli, cardiopatici, o (raramente) affetti da allergie. Durante le escursioni e` consigliabile indossare calzature robuste coprenti anche la civiglia, calzettoni spessi e pantaloni lunghi.
Specie Nome comune Caratteristiche Veleno iniettato Dose letale
Vipera ammodytes Vipera del corno lungh. 60-80 cm 10-35 mgr 40-60 mgr
Vipera aspis Vipera comune lungh. 60-70 cm 8-20 mgr 30-40 mgr
Vipera berus Marasso palustre lungh. 60-70 cm 5-18 mgr 20-25 mgr
Il vecchio metodo di trattamento del morso di vipera consiste nel cercare di far fuoriuscire quanto piu` veleno possibile per evitare che entri in circolo. Si riduce la circolazione a monte sull'arto colpito con un laccio (elastico o cordino), stringendo bene senza pero bloccare completamente la circolazione. Si incide un taglio profondo tra le due punture (profondo piu` della lunghezza dei denti: almeno 1 centimetro, essendo questi al piu` 8 mm). Si preme quindi con le dita per far uscire il sangue. Non succhiare, non tanto per la possibilita` di ingestione (il veleno viene neutralizzato dai succhi gastrici), quanto per il pericolo di infezioni attraverso le gengive o le mucose del cavo orale. Immobilizzare l'arto colpito con una steccatura. Sono disponibili anche kit per aspirare il sangue [76] .
Un metodo nuovo consiste nel bendaggio compressivo linfostatica (LCB). Si tagliano i vestiti sull'arto affetto dal morso (non si sfilano per ridurre la possibilita` che il veleno entri in circolo). Poi si effettua un bendaggio molto stretto con una benda rigida ruvida (di cotone alta 7 cm) a partire dal punto del morso fino alla estremita` (mano o piede), per poi ritornare ad avvolgere l'arto fino alla spalla o inguine. Si blocca la fasciatura con un cerotto e si immobilizza (steccandolo) l'arto.
In ogni caso, dopo il primo trattamento di emergenza, occorre recarsi presso un centro di assistenza sanitaria, per le cure necessarie. La persona morsa dovrebbe evitare di usare l'arto colpito. Muoversi il meno possibile, evitare di correre. Ogni tanto rimuovere il laccio che blocca la circolazione per permettere un poco di afflusso di sangue.
Non somministrare alcoolici.

6.C.4 Istoplasmosi

L'istoplasmosi [77] [78] [79] [80] [81] e` una malattia provocata dal fungo Histoplsma capsulatum. Questo fungo puo` presentarsi in due forme: lievito e filamentosa. Nel terreno cresce in forma filamentosa in ambienti umidi (umidita` superiore al 67% ), con poca corrente d'aria, temperatura fra 20 e 29 °C, terreno fine rossastro (decomposizione di argille contenente calcare), polveroso e secco, e ad alto contenuto d'azoto (con arricchimenti organici, guano). Il fungo si riproduce con spore (2-5 micron). Puo` essere diffuso trasportato dall`aria (vento) e dai pipistrelli. E` diffuso in paesi extraeuropei, in particolare nelle Americhe. Ci sono segnalazioni anche in Europa (e in Italia).
Nell'uomo cresce in forma di lievito. La contaminazione avviene per vie aerea tramite inalazione di spore. Non si trasmette da uomo a uomo. L'infezione provoca generalmente un piccolo focolaio calcificato nel polmone e sviluppa sensibilita` all'istoplasmina. Nella forma lieve l'organismo produce anticorpi senza aver sintomi apprezzabili. Il 60% delle infezioni sono asintomatiche. Una infezione grave puo` generare una polmonite acuta benigna i cui sintoni compaiono dopo una-due settimane dall'esposizione. Si ha febbre, debolezza, cefalea, dolori muscolari, tosse, mancanza di fiato, dolore toracico, e a volte emissione di sangue nell'escreato. Se l'infezione non e` forte si guarisce anche senza cure. La forma cronica deve essere trattata con farmaci altrimenti puo` risultare fatale.
La diffusione degli istoplasmi attraverso il sangue a quasi tutti gli organi vitali (ghiandole, linfonodi, fegato, milza, etc.) provoca la forma disseminata della malattia, con evoluzione grave (e mortale). I sintomi sono febbre, meningiti, anemia, calo ponderale, ingrossamento degli organi interni, e altra sintomatologia viscerale. Nell'istoplasmosi cronica disseminata si registrano debolezza, calo ponderale, lesioni mucocutanee orali.
Una forma terziaria puo` verificarsi come evoluzione di una infezione o per reinfezioni. E` caratterizzata da debolezza, frebbricola, sudorazioni notturne, calo ponderale, astenia, tosse (a volte con traccie di sangue nell'espettorato), dispnea da sforzo, polmoniti recidivanti, difficolta` di deglutizione.
Misure cautelative di prevenzione per esplorazioni in grotte con rischio di contaminazione sono:
E` anche possibile la chemioprofilassi farmocologica con ketonazolo (100 - 200 mg/die) durante i periodi di esposizione al rischio di contaminazione.

6.C.5 Altre malattie tropicali

In spedizioni in climi tropicali, ci si trova in un ambiente a rischio (poiche` non e` quello solito), in cui tendiamo a mantenere le nostre abitudini solite (che sono quindi "a rischio"). Altri fattori di rischio sono la disinformazione e la eccessiva sicurezza (o noncuranza) [82] (R. Bregani).
Oltre alle malattie non infettive (morsi di serpenti, malnutrizione, disidratazione, traumi, etc.) ci sono moltissime malattie infettive cui si e` esposti (filarie, miasi, malaria, istoplasmosi, colera, tifo, HIV, epatiti, etc. etc. ).
Prima di partire, bisogna informarsi (i centri sanitari dovrebbero essere in grado di fornire adeguata informazione), e vaccinarsi. Informarsi sulle malattie in corso nella zona. Sul posto occorre seguire una prassi comportamentale e farmacologica idonea. Conoscere le malattie, come si trasmettono e mantenere un comportamento ageduato; per esempio usare zanzariera, insettorepellenti, curare le abitudini igieniche, fare attenzione agli alimenti. Al ritorno fare esami di controllo, eventuale visita da un medico tropicalista in caso di presenza di sintomi.

6.C.5.1 Vaccinazioni

6.C.5.2 Farmacia da campo

6.C.6 Mal di montagna

Il mal di montagna [83] [84] e` caratterizzato da mal di testa, nausea, vomito, dispnea, insonnia. Individui non abituati possono avere questi sintomi anche a basse quote (sotto i 3000 m). Soggetti con malattie polmonari, circolatorie o cardiache sono piu` predisposti. Durante l'acclimatazione ha luogo una diuresi con il rischio di disidratazione; percio` e` bene sforzarsi di bere. La dieta deve fornire carboidrati, poco sale, possibilmente alimenti ricchi di ferro.
Alcohol, sedativi e tabacco sono tutti dannosi per l'acclimatazione.

6.C.7 Colpo di sole / calore

Il colpo di sole [85] e quello di calore sono simili per sintomi e per terapia. I sintomi sono pelle arrossata, respiro accelerato, battito cardiaco accelerato, mal di testa, nausea, vertigini e svenimento.
Per la terapia bisogna portare l'infortunato in un luogo ombreggiato e arieggiato. Farlo sdraiare, sulla schiena se cosciente, o nella posizione di sicurezza se incosciente. Sbottonare i vestiti. Fare impacchi freddi sul capo (specie sulla fronte), collo, braccia e gambe. Somministrare bevande fredde e saline.
Per la prevenzione ricordarsi di bere abbondantemente, indossare indumenti traspiranti, ed evitare sforzi eccessivi.

6.C.8 Congiuntivite

Infiammazione alla congiuntiva puo` essere provocata da una illuminazione eccessiva, tipicamente quando si va su neve o ghiaccio. I sintomi sono un arrossamento piu` o meno acuto degli occhi, con bruciore e difficolta` a tenerli aperti.
Per prevenirla e` bene portare occhiali neri o riflettenti,

6.C.9 Microtraumatismo

Il sovraccarico funzionale, o microtraumatismo, e` una patogenesi dovuta al sommarsi di una lunga serie di traumi di piccola entita`. Puo` interessare ogni parte dell'apparato locomotore, ma principalmente tendini e articolazioni:
Le cause sono l'intensita` e la frequenza del gesto atletico. Le concause possono essere intrinseche (difetti corporei, dismetrie degli arti, squilibri muscolari, eta`, errori nel gesto atletico) o estrinseche (incorretto allenamento, materiali non idonei). Il sintomo e` il dolore, che interviene anche a riposo.

6.C.10 Affaticamento dei legamenti

Camminando in montagna utilizziamo gli scarponi che proteggono il piede e la caviglia, ma ne riducono notevolmente i movimenti. Di conseguenza e` il ginocchio l'articolazione che deve assorbire gli urti (soprattutto in discesa) e trasmettere la forza. Un eccessivo e prolungato carico di lavoro sul ginocchio ne stressa legamenti, tendini e muscoli. Quando i muscoli sono affaticati, non si contraggono ne` estendono in modo completo, percui parte del loro lavoro e` scaricato sulle articolazioni. Un eccessivo stress del legamento che ricopre la rotula causa dolore nella parte anteriore del ginocchio [86] .
Per alleviare l'insorgere di dolori si puo` fare delle pause durante le quali si da' modo al piede di riprendersi. Camminare a piedi scalzi e, seduti, massaggiare la pianta del piede, specialmente verso l'alluce, e fare alcuni piccoli esercizi. Flettere le dita con e senza l'aiuto della mano. Flettere il solo alluce. Muovere su e giu' la caviglia con l'aiuto della mano e senza di esso. Massaggiare con i pollici il retro del ginocchio.

Per il congelamento vedi App. 8.A .
Per la disidratazione vedi App. 8.B .

marco corvi - Sat Nov 5 13:35:57 2011
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